sabato 30 settembre 2017

Chiude la Provincia. Non è una buona notizia, ma guardiamo avanti

Il Comune ha ricevuto il gonfalone della Provincia che così chiude definitivamente. Un ente che funzionava e che univa l’intero territorio pordenonese è stato sostituito da una riforma che incentiva la frammentazione. Nessun risparmio e nessun miglior servizio. Anzi. Ecco il mio discorso in occasione della cerimonia: 


Pordenone, 30/9/2017

Spettabili autorità, gentili convenuti a questa cerimonia,


il Comune di Pordenone riceve oggi un gonfalone carico di Storia e che simboleggia un intero territorio. Lo rappresenta non solo e non tanto da un punto di vista istituzionale, ma soprattutto sotto il profilo della sua identità, delle sue radici, della sua comunità allargata che va da Pordenone a Cimolais, da Sacile a Tramonti.

Un gonfalone che con la sua medaglia d’oro al valor militare racchiude, racconta e testimonia le vicende belliche e della liberazione che hanno attraversato la Destra Tagliamento. Mi sembra anzi questa la sede più opportuna per riferire che il vicecommissario della Provincia e il sottoscritto invieranno la necessaria richiesta al Ministero per far si che la medaglia passi anche materialmente sul gonfalone del Comune.

Come dicevo aprendo questo mio intervento, oggi ereditiamo lo stemma di tutto il territorio pordenonese. Il nostro impegno è quello di ereditarlo non solo simbolicamente, ma anche nei fatti. Questo emblema diventa per noi un ulteriore sprone per ridare a Pordenone il ruolo che gli spetta di capoluogo e capofila del Friuli Occidentale.

Devo però essere franco: a mio parere, ma è parere largamente condiviso, ciò verrà complicato dal nuovo assetto istituzionale che ha sostituito le Province in Friuli Venezia Giulia. Assetto disegnato e applicato in modo forzato, imposto senza le necessarie ampie convergenze di politica e soggetti sociali, dai risultati modesti se non deludenti, dalle prospettive assolutamente incerte. Un territorio come il nostro aveva ed ha bisogno di spazi istituzionali in cui coagulare istanze e progettualità, non aveva e non ha bisogno di elementi che ne incentivano la  frammentazione e conflittualità. 

Ecco perché, altrettanto francamente, devo aggiungere che faccio fatica a considerare questo giorno un giorno di festa. Non si può oggi non prendere atto che cala definitivamente il sipario su un ente, per cui tanto i padri nobili pordenonesi si erano spesi, che aveva proprio la funzione di collante dell’area vasta. Un organismo che per sua natura aveva la capacità di prendere in mano, coordinare e spesso risolvere con successo, i temi e i nodi di importanza intracomunale.

Ma la Provincia di Pordenone era anche, oserei dire soprattutto, un presidio territoriale che aiutava a far sentire la nostra voce, che aiutava a cementare l’identità comune del comprensorio pordenonese e a misurarsi con le due identità così forti e omogenee a noi contigue, friulana da un lato, veneta dall’altro.

Ricordo nitidamente il clima che si respirava quando si è deciso di cancellare la Provincia di Pordenone e le province. L’ente intermedio era diventato ingenerosamente un capro espiatorio.

E’ stata, lo dico con amarezza, una vittoria dell’antipolitica sulla politica intesa nel suo senso più alto e nobile di attività per il bene comune.

Mai come in questa vicenda la fretta è stata una consigliera poco fidata, suggerendo di cancellare un ente eletto dal popolo sovrano, un ente che era dunque presidio di democrazia, un ente che non a caso i padri costituenti ritennero di inserire a elemento fondante della Repubblica, come espressamente previsto dall’articolo 114 della carta costituzionale.

Ed è stato anche un peccato deprimere e sfiduciare le professionalità di donne e uomini che negli uffici di largo san Giorgio hanno dimostrato sempre grande competenza, come ho potuto constatare di persona durante l’esperienza di presidente.

Ad ogni modo noi non guardiamo indietro. Ci rendiamo conto che i giochi sono fatti. Al sottoscritto, in particolare, spetta l’insolito destino di essere stato l’ultimo presidente della provincia eletto dai cittadini e allo stesso tempo il sindaco che ne custodisce per primo l’eredità.

Cercherò e cercheremo di esserne all’altezza, impegnandoci con entusiasmo e con il lavoro quotidiano per fare in modo che Pordenone, pur svestito istituzionalmente della sua funzione di capoluogo, lo sia per quanto possibile nei fatti.

Concordia parvae res crescunt, la frase latina che campeggia nel gonfalone della Provincia, va completata così come la scrisse Sallustio: Concordia Parve res cruscunt discordia maximae dilabuntur: nell'armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono. Mi pare il monito più indovinato per questo momento: un monito che vale per tutti noi, per me, per chiunque ricopra un ruolo in questa meravigliosa comunità pordenonese.




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